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Per fermare l’emergenza climatica dobbiamo convertire in senso sostenibile tutto il nostro sistema produttivo: a dirlo è l’IPCC nel suo ultimo rapporto sul cambiamento climatico. Oggi l’industria tessile è seconda in termini di emissioni prodotta solo ai produttori di fonti fossili. Qualcosa però si muove, recentemente è nato il progetto Slow+fashion+design, con l’obiettivo di fare la differenza in un settore “sotto i riflettori” di cui troppo spesso si dimentica l’enorme impatto sociale e ambientale.

Link: ecopolis.legambientepadova.it

Secondo l’ONU l’industria tessile produce oggi il 10% delle emissioni globali di CO2, con solo l’1% dei suoi prodotti che viene alla fine riciclato. Si tratta di un settore che contribuisce al 20% allo spreco globale di acqua: basti pensare che per produrre un paio di jeans – indipendentemente dalla qualità – servono più di 8.000 litri di acqua.

Proprio con l’obiettivo di ripensare l’industria tessile in senso etico e sostenibile, nel 2011 un gruppo di aziende che a livello globale vale il 15% del settore ha aderito al consorzio Detox lanciato da Greenpeace.

Link: www.slowfashiondesign.com